Gli Zen Circus risvegliano l’anima rock di Roma (anche se, alla fine, l’anima non conta)

Parole a cura di Lucio Perrotta

© Gloria Imbrogno

Se cercate il tormentone dell’estate, non bussate alla porta degli Zen Circus. Se, invece, volete una canzone che tormenti la vostra giornata, un ricordo e, perché no, un amore, ecco, allora c’è solo l’imbarazzo della scelta nel ricco menù dei provinciali di Pisa. Io e Gloria Imbrogno, che li ha immortalati con la sua reflex, siamo stati all’ultima tappa del tour di Appino&co. all’Atlantico di Roma. E ci dispiace per chi, tra voi, se li è persi.

Sì, perché ancora una volta è stata una lezione di rock quella andata in scena davanti a i 3-4mila fan della Capitale. Un saliscendi tra i successi dell’ultimo album (Il fuoco in una stanza) e i classici, con una costante lunga tutto lo spettacolo di 2 ore e mezza: il rock, quello puro e autentico. E se è vero che “l’anima non conta”, è l’unica cosa che ci portiamo a casa intatta: le gambe sono indolenzite per i continui salti, la voce persa al terzo pezzo, le orecchie frastornate ma ancora vogliose di ascoltare quell’alchimia che Appino, Ufo, Il Maestro Pellegrini e Karim creano in studio così come sul palco.

© Gloria Imbrogno

Non sono certo una sorpresa, gli Zen. Ma dal vivo confermano quello che nell’ultimo album (ma anche nel penultimo, La terza guerra mondiale), risulta evidente: solo la passione e il piacere di fare ottima musica può produrre qualcosa di indelebile. E loro, evidentemente, sono degli artigiani del suono.

Se esistesse un TripAdvisor dei concerti, archivierei il tutto così: “Serata indimenticabile, da rifare”. E giù con cinque stellette. Per cui, lo dico a voi come a me, occhi aperti: gli Zen Circus ritorneranno. E allora non potrete perderveli.

 

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